// NO FONT  ((CODEX)(…

Andrea Riot - Creepymouse - Francesco Guerrera - Jan Koke - Luca Font - Shuhei Matsuyama - Patrick Hartl - Pokras Lampas - Said Dokins - Stohead / Collective Show / Curatorial / Avantgarden Gallery - Milano

Siamo in un tempo di controllo collettivo.L’illusione di avere in mano mezzi di comunicazione gestibili e controllati esclusivamente da noi sta piano piano, e finalmente, tramontando.  Forze politiche e religiose hanno contaminato un spazio che era nato libero e democratico. Il sogno utopico di una anarchia comunicativa pulita e autoregolata dove ogni voce poteva essere nostra è tramontato, dato in pasto alle solite dinamiche di manipolazione e potere.  Il web 2.0, ovvero quello spazio metafisico dove deporre e far circolare il libero messaggio che era di tutti, è morto e i nuovi assetti del potere mediatico a cui ognuno è, suo malgrado e senza essere passato dalla consapevolezza di una scelta razionale, assoggettato, si fanno sempre più visibili e riconoscibili, a tutti. Le metodologie sono quelle della comunicazione commerciale, della filmografia da impatto estremo, quelle dei bassi istinti, dove il pensiero, se ancora riesce a volare, vola basso, rasoterra.Il terrore, il sensazionalismo, l’ipersemplificazione, la generalizzazione, l’inutile e continuo brusio che distrae, stanno livellando ogni tipo di informazione per raggiungere soltanto la nostra pochezza. Anche se i mezzi non sono gli stessi, le regole e le metodologie della manipolazione non sono cambiate; è per questo che Avantgarden Gallery chiede a un gruppo di calligrafi di respiro internazionale un gradito grido di avvertimento attraverso la rielaborazione delle 10 strategie elaborate da Noam Chomsky sul controllo collettivo attraverso i mass-media.Avantgarden propone una mostra che ci faccia tornare alle origini del messaggio, ripartendo dalla lettera. Con  // NO FONT  ((CODEX)…, quindi, si porta il focus al nucleo del discorso, per un potente ritorno a una tabula rasa di purezza, su cui poter tornare a scrivere, rinnovati e senza il peso dell’omologazione.Nel 1980 Rammellzee, artista visivo e performer newyorkese legato alla corrente graffiti, disse: “Il potere si serve del linguaggio per controllarci, ma se noi possediamo la lettera, siamo padroni del nostro destino”. Il lavoro compiuto alle origini dei graffiti si afferma passando dalle tags alla lettera, con lo scopo di trasfigurarne la struttura, per impedire al potere di riconoscerla. La digitalizzazione delle piattaforme espressive popolari ha come soffocato il potere che il segno fisico, disegnato, ha di essere trasfigurato e reso irriconoscibile, ma se pensiamo al potere della crittazione dei codici abbiamo, senza ombra di dubbio, sciolto l’arcano, riattualizzandolo. Quando la lettera diventa immagine, perde quasi la sua leggibilità e diventa entità pittorica, come il codice, una volta ricreate e rinnovate le regole combinatorie dei caratteri digitali, crea nuovi percorsi semiotici.Calligrafia come crittazione è la sfida che Avantgarden lancia ai suoi 10 artisti per la creazione di nuovi codici, per un rimescolamento del segno che riporti a galla solo la purezza del messaggio e di chi vuole assorbirlo, con coscienza, in una sorta di invito, sia per il contenuto, le 10 regole di Chomsky, sia nella costruzione della forma, a una sensata e attualmente necessaria scrematura dall’overflow comunicativo a cui siamo, ormai esausti, tutti sottoposti da anni. Ma c’è di più. Noam Chomsky non ha mai riconosciuto la paternità delle 10 regole. Che sia un’altra rielaborazione mediatica arrivata e virilizzata dal web? L’informazione è diventata estremamente ed estraneamente liquida e confondente. Il messaggio si trasfigura e la linea diventa sia concetto che mezzo. Ogni artista è chiamato, quindi, a interpretare la lista di Chomsky delle 10 strategie, a sceglierne la lingua, a rielaborarla nel suo stile. L’effetto sarà quello di portare lo spettatore a fare di nuovo i conti con la sua autonomia di giudizio e allo sforzo di riconoscere nello stile e nella regola quelle linee che costruiranno il messaggio creato appositamente per rinnovare la sua consapevolezza intellettuale.

We are in a period of collective control.
The illusion of holding means of communication that are managed and controlled only by us is slowly, and finally, fading.  Political and religious forces have contaminated a space which was once free and democratic, the utopian dream of a clean and self-regulated communicative anarchy where each voice could have been ours has faded, ruined by the usual dynamics of manipulation and power.  The web 2.0 , or rather the metaphysical space where liberal messages of the people were set free to roam, is dead.  The new structures of mediatic power to which everyone is, unwillingly and without being offered a conscious and rational choice, subjected are more and more visible and recognisable to everyone.
The methodologies are those of commercial communication, from filmography of extreme impact, those of low instincts, where thoughts, if allowed to fly, fly low – almost touching the ground.  The fear, the sensationalism, the hyper-semplification and the generalisation, the useless and continuous hum that distracts us, are leveling every kind of information  just in order to reach our smallness.  Even if the means are different, the rules and methodologies of manipulation haven’t changed; this is why Avantgarden Gallery has asked a group of calligraphers of international appeal for their much appreciated cry of warning through the re-elaboration of the 10 strategies elaborated by Noam Chomsky on collective control by the mass-media.  
Avantgarden proposes an exhibition that will take us back to the origins of the message, starting from the letter.  
With // NO FONT  ((CODEX)…, therefore, focus is brought to the nucleus of the matter, for a potent return to a pure blank slate, on which we can write once more, renewed and without the burden of homologation.  
In 1980 Rammellzee, a visual artist and performer from New York who is linked with present-day graffiti, said “ Power makes use of language to control us, but if we have the letter, we are the masters of our own fate”.  The work carried out at the origins of graffiti is affirmed by passing from tags to letters, with the purpose of transfiguring the structure, to prevent the power from recognising it.  The digitalisation of the popular expressive platforms has seemingly suffocated the power that the physical sign, drawn, has to be transfigured and made unrecognisable.  If we think of the encryptment of codes, we have, without a doubt, solved the mystery – bringing it up to date.  When the letter becomes an image, it nearly loses it’s legibility and it becomes a picturesque entity, like a code, once it is recreated and the combined rules of the digital characters have been renewed, it creates new semiotic paths.  Calligraphy, just like encryption, is the challenge that Avantgarden has set its 10 artists for the creation of new codes, for a shuffling of the sign that will bring to the surface only the pureness of the message and that of whoever wants to absorb it, with awareness, in a kind of invitation, both for the contents, the 10 rules of Chomsky, and in the construction of the shape, to a sensible and actually necessary skimming of the communicative overflow of which we are, by now, exhausted after having been exposed to it for so many years.
But there is more. Noam Chomsky has never recognised the paternity of the 10 rules.  Is it another mediatic re-elaboration that has infected the web?  The information has become extremely, and strangely, fluid and confusing.  The message is transfigured and the line becomes both the concept and the means.  Each artist has therefore been asked to interpret Chomsky’s list of 10 strategies, to choose a language and to re-elaborate it in their own personal style.  The effect will make the spectator re-consider their ability to judge, and to recognise within the style and the rules, those lines that will construct the message that has been deliberately created to renew their intellectual awareness.